Silvia Magnani

La risposta assente

Tra le disfunzionalità più ferenti nella comunicazione la risposta assente riveste un ruolo importantissimo. Si tratta di una forma di ascolto avverso in netta crescita e della quale ci possiamo rendere colpevoli senza neppure accorgercene.

L’ascolto avverso

Con questo termine possiamo identificare molteplici modalità di mettersi in ascolto di una persona che per la loro disfunzionalità possono danneggiare la relazione.

Tenendo presente che il fine di una comunicazione è far passare un messaggio da chi lo produce al destinatario e che l’andata a buon fine del processo è testimoniata da una reazione del destinatario stesso, chi non ci rassicura di avere ricevuto produce una “falla comunicativa” che, oltre a essere segno di leggerezza, può avere la finalità nascosta di disorientarci, di portarci su un terreno incerto sul quale la possibilità di compiere errori da parte nostra nel prosieguo della comunicazione sarà massima.

Chi pratica l’ascolto avverso si proteggere dal rispondere, sperando in un nostro desistere nell’insistenza comunicativa. L’ascolto avverso è il preludio della non risposta, il mattone necessario sul quale si edifica la manipolazione che ci porterà a vivere condizioni di sofferenza nella relazione, sofferenza che ci verrà rinfacciata come causata dal nostro cattivo comportamento ma in realtà inevitabile esito dell’empasse comunicativo nel quale siamo stati messi.

Ascolto avverso in situazioni conversazionali

Prima della comunicazione digitale l’ascolto avverso era rappresentato da comportamenti messi in atto dal destinatario estremamente chiari (quindi facilmente riconoscibili) per essere agiti in nostra presenza: guardare nel vuoto mentre gli stiamo parlando, interrompere la nostra frase con un argomento fuori tema, interessarsi a qualcosa che sta avvenendo fuori dal nostri circolo relazionale, impegnarsi in un compito (come continuare a leggere un giornale o a svolgere una mansione qualsiasi) che pare assorbirlo interamente.

Frasi come “scusa se ti interrompo”, ” a proposito…” erano usate nella comunicazione in presenza allo scopo di spegnere il desiderio comunicativo, effetto che raggiungono anche la mancanza di ammiccamenti, di aggiustamenti posturali, l’interruzione dell’interazione visiva, tutti aspetti di ascolto avverso paragonabili all’assenza di sonorità non linguistiche (sospiri, inspirazioni rumorose), frammenti frasali e brevi commenti nella comunicazione telefonica.

Scrivere un sms

La riduzione della comunicazione in presenza ha moltiplicato i nostri contatti in chat. Gli sms sono modalità di trasmissione di contenuti immediata (basta scrivere e premere invio e in secondi il ricevente avrà il messaggio digitato) che per la loro stessa forma, attraggono la curiosità del destinatario: vibrazione del telefono, squillo, notifica di arrivo sul computer su cui si sta lavorando, illuminazione del quadrante dell’orologio.

Si tratta di segnali a grande impatto, che hanno la capacità di introdursi nelle nostre attività quotidiane informandoci che qualcuno sta cercando di raggiungerci. La scelta per il mittente di ricorrere a questo tipo di comunicazione non può non tener conto dell’interruzione che essi causano sulla nostra routine giornaliera. La velocità della loro trasmissione e l’effetto distraente testimoniano l’urgenza da parte di chi scrive di ottenere un contatto.

L’ascolto avverso formato chat

Come per la conversazioni in presenza l’ascolto avverso ha la sua espressione più tipica nella non conferma di recezione, che in questo caso si concretizza nella dilazione nella lettura. Rimandare la lettura di un sms è non riconoscere l’urgenza che lo contraddistingue, dare a chi lo manda una chiara informazione: ciò che è urgente per te non lo è per me, leggerò quando vorrò.

Poiché però la modalità di comunicazione eccita la curiosità e la lettura nelle chat è testimoniata dal colorarsi del segno di spunta, ecco cercare modalità di gestione dello strumento che rendano possibile leggere senza farsene accorgere, come agire sulla privacy per proprio profilo, o leggere attuando la funzione aereo per poi cancellare il messaggio ricevuto.

La risposta assente

Forma più chiara di ascolto avverso è naturalmente la mancanza di risposta. Non ascolto, quindi non rispondo. Ma nel caso dell’sms la non risposta assume un valore molto più grave: ho letto, quindi ho “ascoltato” ma nonostante ciò non rispondo. La frattura relazionale può essere molto grave perché non rispondere lascia aperte le supposizioni sulle cause del disinteresse dimostrato.

La non risposta, come il silenzio dopo la recezione di una e-mail, è fortemente umiliante per chi scrive. Stare zitti è un modo di rispondere e nelle parole che non ci vengono scritte leggiamo ciò che temiamo di avere suscitato: disprezzo.

Manipolazione o dimenticanza?

Il silenzio dopo aver ricevuto un sms significativo può essere una forma di manipolazione raffinata perché non solo umilia il mittente ma lo spinge a scrivere ancora per chiedere le ragioni della mancata risposta o lo costringe a manifestare i propri timori (non essere gradito, avere disturbato, avere commesso una gaffe) che, una volta espressi al manipolatore, verranno liquidati con un “io non l’ho mai detto”, “questo lo pensi tu”.

Forma però professionale dell’ascolto avverso è la riposta ambigua. La brevità, la sintesi obbligatoria negli sms ne fanno il luogo elettivo. Rispondere in modo incomprensibile con frasi come “capisco” a una domanda posta, “ci penso” a una esternazione di emozione, destabilizza profondamente chi attendeva la comunicazione di una preferenza o una condivisione di sentimenti.

In un mondo che comunica digitalmente sempre di più il rischio di cadere in trappole manipolatorie è più alto. Non vedere in viso l’interlocutore, non sentire il suono della sua voce non ci permettono di capirne veramente le intenzioni e per chi desidera utilizzare strumentalmente gli altri chat, sms ed email sono strumenti preziosissimi … soprattutto se negati a chi chiede un contatto.