Silvia Magnani

Resistenza e resilienza

C’è una grande differenza tra resistenza e resilienza. La prima è sia dell’uomo sia degli oggetti. Si resiste a qualcosa che vuole deformarci, farci cambiare, a qualcosa che ci colpisce, cercando di distruggerci.

Mi vengono in mente i disperati versi di resistenza amorosa di Catullo “sed obstinata mente perfer, obdura” (tu.. con mente ostinata sopporta, tieni duro) o i melanconici versi che Baudelaire rivolge alla propria anima, così piena di dolore da rendere necessario parlare alla sofferenza stessa, divenuta tutt’uno con lei: “Sois sage, ma Douleur, et tiens-toi plus tranquille” (sii saggio, mio Dolore e tieniti più tranquillo), con quella maiuscola che fa del Dolore la personificazione stessa del poeta.

La resistenza è silenziosa, ferma, ostinata sulla propria posizione, dura come sasso, là dove la resilienza è flessibile, adattabile, fantasiosa.
La resistenza è dei forti, cose o uomini che siano. Evoca materiali come il diamante, il ferro, il cemento.
La resilienza è solo umana. Fa pensare a un corpo che cade in acqua e torna a galla.

Ben diversa dalla deformabilità elastica, nella quale l’energia potenziale, incamerata dal cambiamento di forma e volume, viene restituita con il ritorno allo stato di partenza, la resilienza è la capacità di trarre dalla deformazione, dalla sofferenza, dalla sconfitta, strade diverse di comportamento, così che mai si ritorna al passato ma si avanza verso un nuovo stato di esistenza.

MI auguro di trovare in me entrambe.