Silvia Magnani

Ascoltare l’Occidente

Molte caratteristiche della modalità occidentale di utilizzare la vocalità sembrano derivare da alcuni tratti recentemente comparsi nella nostra cultura.

Alterazione della relazione uomo-tempo

E’ giusto ciò che è rapido, che non lascia tempo e modalità per la riflessione, che impedisce il soffermarsi nel giudizio. L’alterato rapporto col tempo contraddistingue la società veloce e trova espressione, nella comunicazione vocale, nella perdita del fisiologico pulsare del discorso (con l’uso privilegiato di frasi lunghe, a ritmo interno rapido, intervallate da pause ridotte). Viene così favorita la comunicazione unidirezionale, nella quale il silenzio, atto a favorire l’intervento dell’altro, viene percepito dal parlatore come momento di pericolo.

Ciò si correla al cambiamento delle strutture logiche del pensiero e alla riduzione dell’attenzione posta ai processi cognitivi esistenti tra progetto e sua realizzazione. La progettualità deve obbligatoriamente trovare immediata attuazione, pena il giudizio di indeterminatezza. Il pensiero deve immediatamente trasformarsi in parole, ed esse devono fluire rapide, a prova della autorevolezza del parlante.

Tentativo di passivizzazione della coscienza

Esso si manifesta in ogni campo comunicativo. Passivizzare la coscienza dell’ascoltatore è il primo passo per la produzione del consenso. Se non viene concesso il diritto di replica, l’ascolto si trasforma in assenso. Finalizzata in gran parte a produrre l’incremento del consumo dei prodotti di mercato, la passivizzazione della coscienza conduce alla perdita dell’abitudine all’ascolto critico del messaggio.

L’abuso di intensità, la scelta linguistica di termini ad effetto, l’uso demagogico della prosodia viene premiato dai media che concedono il premio sistematico di attenzione concessa a coloro che scotomizzano l’apporto dell’altro, con la ripetizione continua di contenuti personali, negando le comuni regole di conversazione.

Mediatizzazione della società

Essa deve venire intesa sia come presenza dei media in ogni ambiente domestico o sociale, sia come strutturazione della comunicazione mediatica in presentazione di fatti, dei quali non si approfondisce il senso, secondo una politica della “notizia immediatamente disponibile”.

Ciò porta all’inquinamento acustico di luoghi un tempo riservati alla comunicazione interpersonale e alla forzata esposizione a messaggi vocali inevitabilmente sovrapposti o, in alternativa, alla musica.

Esito obbligato è l’abuso vocale inconsapevole e la disattenzione sistematica, accompagnata da un’assuefazione all’orrore, al tragico, all’insolito, che vengono presentati non come eventi squilibranti ma come prova dell’efficacia, giornalistica o come elementi del quotidiano.

Enfatizzazione della funzione

L’enfasi posta sulla funzione nasconde l’asservimento delle azioni al risultato che se ne ricava, indipendentemente dal significato e dal senso dell’agire.

Derivato obbligato è la scarsa tolleranza nei confronti di soggetti “non funzionali” e la inevitabile identificazione dell’individuo con il prodotto del suo operare. Ciò conduce inevitabilmente a una predominanza della efficienza sulla efficacia che spinge all’assunzione di comportamenti solo apparentemente funzionali in senso vocale, in realtà dotati di scarsa rilevanza comunicativa.

E’ correlata a questo tratto culturale la tendenza all’approccio rieducativo in campo disfonico di tipo prevalentemente addestrativo, così come l’enfasi, in campo artistico, sull’aspetto tecnico dell’emissione.