Silvia Magnani

Medicina Narrativa e Sapienza

Mentre Dio creava il mondo Sapienza assisteva come “architetto ordinatore”. Questa immagine di una creazione ordinata perché sorvegliata da Sapienza mi accompagna dal mio primo incontro con le Sacre Scritture e mi fa riflettere su come il giudizio finale sull’etica dell’operare si fondi non sulla sola valutazione dei risultati ma sul riscontro nell’opera della presenza di un’armonia costitutiva.

Medicina e sapere sapienziale

Il sapere sapienziale, nonostante la scarsa considerazione che da anni trova in ambito scientifico, è da sempre necessario al medico, che inevitabilmente deve confrontarsi con un’obiettività particolare, quella umana, tanto diversa dall’oggettività del mondo delle cose, perché coniugante il visibile e il misurabile con l’invisibile e il soggettivo.

E’ proprio questo irrompere della soggettività nella ricerca della ripetitività che destabilizza il sapere clinico.

La possibilità che la reazione a un farmaco in quel paziente esca dal profilo della risposta attesa, la volontà individuale che può opporsi al progetto terapeutico, le tante sovrapposizioni tra patologie d’apparato e di funzione, la presenza di sintomi psicogeni così ben coniugati a quelli organici da essere indistinguibili da loro, rende la medicina una modalità di prestare soccorso e cura che si serve della scienza ma che nella scienza non si esaurisce.

La medicina necessita di un sapere sapienziale oltre che di un sapere oggettivo di tipo esperienziale.

Esperienza 

Pur essendo spesso utilizzate congiunte per indicare ciò che è richiesto al medico, esperienza e sapienza sono parole molto lontane nel loro significato.

L’esperienza fa riferimento a una conoscenza dovuta all’esperire, cioè allo sperimentare secondo il principio di causa ed effetto. Sulla base delle esperienze si stabiliscono le evidenze e con la guida di esse in medicina si individuano i percorsi diagnostici e terapeutici corretti.

Una caratteristica della esperienza è che per poter fruire dei suoi benefici non occorre sperimentare a nostra volta. Il frutto dell’esperienza e della evidenza che ne consegue è la formulazione di leggi (pensiamo a Newton e alla sua mela), cioè di rapporti certi tra un effetto e una causa. Leggi che possiamo utilizzare senza dover a nostra volta istruire una ricerca. In un certo senso le evidenze ci semplificano la vita.

In realtà però nella in campo bio-medico (ma lo si è visto anche nella fisica), poiché la possibilità di sperimentazione è senza limiti, è sempre possibile che una nuova esperienza vanifichi il valore della precedente ricerca, trovando contraddizioni a una legge data per certa o addirittura negandola e sostituendola con un’altra.

Le evidenze in medicina devono essere continuamente sottoposte a un processo di validazione. In un certo senso le evidenze sono “a tempo”.

Sapienza

Il processo diagnostico e la scelta terapeutica, oltre alla conoscenza delle evidenze, necessitano però di una competenza in più.

Ciò che deve affiancarsi al rispetto delle linee guida è un altro tipo di esperienza, maturata nel tempo e patrimonio di ciascuno,  frutto della  storia personale, dell’attività clinica e della relazione umana avuta coi pazienti.

Solo questa particolare forma di esperienza permette la nascita dell’empatia, cioè di quel porsi di fronte all’altro da persona a persona, che permette di comprendere il vissuto di malattia del paziente, considerato all’interno della sua cultura, della sua etnia, della sua rete di legami e di affetti.

Ma anche questo non è sufficiente.

Solo quando il medico coniuga la conoscenza delle evidenze e la capacità empatica con il sapere dell’umano nella sua accezione più vasta giunge alla sapienza, cioè a quella più profonda comprensione di se stesso che è la base della relazione di cura.

Le evidenze sono alla portata di tutti, basta poter accedere alla letteratura, ma la sapienza clinica è frutto dell’avere vissuto e dell’aver colto la relazione col paziente come irripetibile occasione di conoscenza non solo della malattia e del malato ma di sé . La relazione umana medico-paziente diviene così una delle forme di Armonia che possiamo perseguire.