La guerra non ha voce di donna.
Leggo i giornali e guardo foto e filmati. Uomini di diverse nazioni, schieramenti, ideologie parlano della guerra come se fosse una cosa normale, nominabile nelle conversazioni di tutti i giorni. Possibile addirittura.
Guerra minacciata, discussa, raccontata.
Fucili e armi di ogni tipo sono imbracciati, esibiti, utilizzati per uccidere. Nomi di missili distruttivi, di armi di sterminio sono pronunciati come fossimo in un videogame sovranazionale.
La voce di donna piange i morti di ogni parte, perché tutti hanno madri, mogli, fidanzate.
Madri dicono arrivederci, temendo un addio. Madri che hanno portato in grembo, nutrito, cresciuto e amato perdono ogni giorno i loro frutti.
Spose non hanno più a chi dare amore.
Un immenso dolore femminile muto e non rappresentato percorre sotterraneo il mondo.