Desidero spendere qualche parola sulla differenza tra allergia alimentare e intolleranza, cercando di delinearne la definizione scientifica.
Con il termine intolleranza alimentare si indicano tutte quelle situazioni nelle quali l’ingestione di un determinato alimento provoca malessere, solitamente dolore addominale, diarrea e, a volte, vomito.
Le ragioni delle intolleranze sono da ricercare nella impossibilità di sottoporre la sostanza a digestione. Tipica è l’intolleranza al latte per la mancanza di lattasi (enzima che scinde il lattosio in due monosaccaridi, rendendolo assorbibile). Nei soggetti che ne sono carenti l’ingestione non solo di latte ma anche di latticini, più o meno conservati, provoca la comparsa dei sintomi. La mancanza congenita di lattasi è rara ma, poiché l’enzima è prodotto con regolarità solo se il lattosio viene ingerito, non è raro che, terminata la prima infanzia, ci si allontani dal latte e dai suoi derivati, riducendo così l’enzima e la capacità digestiva. In questi casi la reintroduzione a dosi crescenti dell’alimento porta abitualmente a ristabilire un normale assorbimento.
Negli anni 80, quando i miei figli erano piccoli, i loro compagni cinesi, provavano un vero disgusto per il latte, il gelato e il formaggio. Nelle loro famiglie questi alimenti non si consumavano e l’enzima era poco presente nel loro intestino. Ora la comunità cinese ha aperto nel mio quartiere gelaterie e pasticcerie e i ragazzi non hanno nessuna diffidenza verso questo tipo di alimenti, avendo sviluppato, nel tempo, una tolleranza completa.
Altri tipi di intolleranze sono correlate a una sensibilità specifica ad alcuni elementi presenti nei cibi. Io sono intollerante alla tiramina, contenuta nel formaggio stagionato, e se ne mangio per gola ho poi dolore viscerale.
Altre sostanze alimentari alle quali possiamo essere intolleranti sono i solfiti, presenti nel vino, l’istamina presente in alcuni cibi come il tonno. L’intolleranza ai lieviti può giustificare quel senso di pienezza e di meteorismo quando mangiamo pane e dolci. Anche il cioccolato può produrre liberazione di istamina, come il pomodoro, dando prurito e reazioni molto somiglianti alle manifestazioni di allergia.
I bambini reduci da una gastroenterite possono manifestare intolleranze alimentari per il danno che la mucosa intestinale ha subito e che non si è ancora riparato. Il mio terzo genito, dopo una gastroenterite grave all’età di 8 mesi, ha manifestato una prolungata intolleranza al latte che ci ha obbligato a fare ricorso a uno specifico tipo di alimento, simile al latte, ma privo del tutto di lattosio.
Le allergie alimentari sono del tutto diverse dalle intolleranze. Essere allergico vuol dire mettere in atto una risposta immunitaria, più o meno violenta, all’incontro con particolari tipi di proteine. E’ comune l’allergia ai semi, a certi tipi di pesce, alle uova e ad altri componenti della dieta quotidiana. Particolare gravità rappresenta l’allergia ai componenti del latte I soggetti che ne soffrono possono avere risposte gravissime anche solo entrando in un stalla e respirandone i vapori. La diagnosi è attuata con il conteggio ematico delle IG specifiche e con i test cutanei.
Differenziare le intolleranze dalle allergie è estremamente utile per la possibile gravità delle reazioni allergiche rispetto ai sintomi, fastidiosi ma comunque contenuti, delle intolleranze. E’ anche importante, prima di eliminare completamente un alimento, considerare la possibilità di una infiammazione intestinale transitoria, che ne limita l’assorbimento. Prove di reintroduzione a piccole dose in caso di intolleranza temporanea, dopo aver sanato la patologia causale, sono possibili.