Silvia Magnani

La muta adattiva

I rapidi processi di accrescimento della laringe maschile fanno della adolescenza un periodo di criticità per la salute vocale.

La potenza del muscolo tiroaritenoideo, l’allungamento repentino delle corde, il cambiamento della loro massa rendono difficile per il giovane il mantenimento di un’adduzione stabile.

La voce si spezza, al suono si sostituisce aria o, in alternativa, all’azione adduttoria esercitata dal muscolo tiroaritenoideo si sostituisce quella esercitata dal cricotiroideo con cambiamento brusco delle qualità percettive della voce e passaggio involontario al registro di falsetto.

Una condizione tale, caratterizzata da inaffidabilità vocale, mette in grave difficoltà l’adolescente che può rispondere al problema fonando in sollevamento laringeo.

Tale modalità di produzione del suono, pur non essendo fisiologica e rappresentando un notevole costo funzionale, garantisce però una adduzione più stabile e una voce comunque “sempre presente”.

In un momento della vita nel quale si va formando l’habitus vocale (cioè lo stile fonatorio e l’impronta vocale individuale) fonare in modalità alterata può essere pericolso. Non è semplice infatti accorgersi che non si è di fronte a una brutta voce, tipica di un giovane in crescita, ma a uno stile che non tende a cambiare se non viene riportato alla modalità fonatoria fisiologica con un approccio logopedico esperto. Si perde tempo mentre lo stile si radica.

La muta adattiva, che rappresenta un modo (ingenuo e faticoso) di sanare una incompetenza comunicativa, è una forma di muta paradossa, sicuramente il più comune tra i maschi, che nulla ha a che fare, nella sua genesi, con le alterazioni della muta correlate alla difficoltà di riconoscersi adulti (presenti in entrambi i sessi) e con le espressioni vocali della incongruenza tra genere di appartenenza e identità di genere (tipiche del sesso maschile).