Silvia Magnani

Cantare fa bene anche ai bimbi disfonici

Mi accade molto spesso che a inviare i bambini per una disfonia sospetta siano gli insegnanti di un coro di voci bianche o di educazione musicale curricolare scolastica.

E’ normale non accorgersi in famiglia

Alla domanda se la voce ha subito nel tempo recente qualche cambiamento, spesso i genitori rispondono di non essersi accorti di sostanziali differenze rispetto al passato e dimostrano una certa dose di scetticismo sull’esistenza di effettive ragioni per l’invio.

Non si tratta di incuria e neppure di scarsa sensibilità alla salute del proprio figlio. Si tratta, nella grande maggioranza dei casi, di disfonie croniche, insorte lentamente, che sono andate trasformando la voce del bambino nel tempo, rendendo alle orecchie dei parenti quella voce, soffiata o aggravata, la sua abituale voce.

Non c’è nulla di cui ci accorgiamo meno dei cambiamenti lenti e progressivi dei nostri figli.

Questa nostra assuefazione indica spesso la presenza abitudini sbagliate che il bambino condivide, nella nostra ignoranza delle loro conseguenze. Se ci nutriamo male, se mangiamo troppo in famiglia, i nostri figli ingrasseranno e questo ci parrà normale, essendo anche noi sovrappeso.

Il modellamento comunicativo

Un bambino che sviluppa una disfonia, sia essa nodulare o soltanto caratterizzata da un edema cordale, è un bimbo che utilizza in modo disfunzionale la propria voce.

Poiché la comunicazione è l’abilità che più di altre si apprende per modellamento, nel caso delle disfonie infantili è probabile che il piccolo che ne soffre viva in una famiglia poco consapevole della fragilità della voce e poco attenta alla sua salvaguardia.

E’ anche possibile che gli stimoli provenienti dall’ambiente siano cofattori della patologia. Rumore nei locali scolastici e nei luoghi di gioco, non rispetto delle regole di conversazione in situazioni relazionali, socializzazione in gruppi nei quali l’abuso vocale è visto favorevolmente come attestazione di fierezza, dimostrazione di leadership, modalità premiante di partecipazione alla vita sociale.

La lezione di canto come luogo di attenzione dedicata

Qualunque sia la causa del cattivo uso della voce del bambino, un errore da evitare è proibirgli di continuare a cantare.

Anche se è spontaneo vedere nel canto una richiesta performativa inaccettabile, vista la condizione organica, un bimbo cui viene proibito di utilizzare la propria voce in modalità estetica, perde una grande occasione di imparare a proteggerla.

E’ necessario che il maestro abbia buonsenso, prudenza, scelga accuratamente il compito da affidare, non formuli richieste irrealistiche ma il suo compito deve continuare.

Nella maggior parte dei casi, bimbi e adulti, il canto non è la causa dell’alterazione vocale ma l’occasione dove essa viene riconosciuta.

La lezione di canto è il luogo privilegiato dell’ascolto, nel quale anche la più piccola alterazione vocale viene rilevata e diviene occasione per una nuova modalità di rapportarsi alla quotidianità.

Un bimbo che, diagnosticata una disfonia, si vede escluso dal coro scolastico, tacitato in nome della prudenza, perde l’occasione per capire che la voce dà gioia, libertà e potenzia le capacità espressive.

E’ proprio a partire dal valore della voce che inizia la sua salvaguardia. Possiamo imparare a difendere solo  ciò che conosciamo e che amiamo e la lezione di canto è una delle poche occasioni che bimbi dalle famiglie urlone e dalla socializzazione chiassosa possono avere.